D'altronde, appare chiaro fin da subito che questo è un film che vuole surfare su tutte le “nuove onde” che ha a disposizione: da quella francese degli anni Sessanta, fino a quelle più recenti che hanno visto nei Jarmush, nei Kaurismaki, nei Linklater i loro campioni più rappresentativi.
In comune con loro, Alonso Ruizpalacios sembra avere, oltre al bianco e nero elegante (e premiato al Tribeca per la miglior fotografia), l'attitudine distaccata, lenta e surreale con la quale racconta storie che raccontano la realtà per frammenti, per impressioni, senza troppo riguardo per il quadro genere e il “messaggio”, ma forse solo in apparenza.
Non c'è infatti una storia fluida e unitaria, in Güeros: anzi c'è, ma è sminuzzata nei tanti piccoli episodi che lo compongono, nelle tante eterogenee micro-avventure vissute dai suoi protagonisti, nei loro spostamenti fisici e nei conseguenti spostamenti narrativi che ne conseguono. Prima c'è Tomas, adolescente irrequito che la mamma, non sopportandolo più, spedisce a Città del Messico dal fratello universitario. Poi, appunto, c'è Federico, che si nasconde dentro casa col coinquilino Santos, e poi ci sono tutti e tre che, spinti dalla voglia di andare a trovare un vecchio rocker forse in fin di vita, escono e affrontano una piccola Odissea attraverso il mondo complesso e stratificato della megalopoli, senza una vera meta, ma con tante piccole mete diverse, raccogliendo per strada anche Ana, la pasionaria di cui Fede è innamorato.
Ecco che allora Güeros è un film sulla ricerca di un Graal sbiadito dal tempo (il rocker amato dal padre di Tomas e Fede) che è un ritorno alle loro radici, è una storia di formazione che riguarda il fratello più giovane e di evoluzione di quello grande, è una storia d'amore e un ritratto generazionale, un mosaico che mira a dare un'idea di quello che è il Messico di oggi.
Tanta roba, forse anche troppa, che però Ruizpalacios (che a Berlino ha ottenuto il premio per la miglior opera prima) gestisce molto bene: senza tirate, senza eccessi, senza spiegoni né troppi vezzi, surfando morbido sull'onda della sua storia e del cinema, con una nonchalance che non è mai distacco, ma sempre voglia di essere leggeri anche quando le cose si fan serie e potenzialmente pesanti.
Fonte: comingsoon.it
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