martedì 11 ottobre 2016

Cucina islandese: dieci piatti tipici



Pesce, patate e pecore: è attorno a questi tre elementi che ruota la cucina islandese. Sospesa tra piatti gustosi e semplici e ricette per stomaci forti. 

Sarà anche passata la sbornia calcistica degli Europei, ma non la voglia d’Islanda, di “geyser sound”, di vulcani, di chiome bionde, di barbe e corna vichinghe. L’Islanda, questo Paese di 300mila abitanti lontano da tutto e da tutti, dove la temperature d’inverno arrivano a -30°C e d’estate non superano mai i 20°C, e dove l’11% della superficie è coperto da ghiacciai. L’Islanda che, con le sue poche risorse a disposizione, è riuscita a creare una gastronomia molto particolare: in agricoltura non si va al di là di una modesta produzione di patate e di qualche serra, ma si sfruttano anche muschio e farina fossile; l’allevamento ovino è piuttosto diffuso, meno quello bovino. Ma è la pesca la principale fonte di approvvigionamento per la popolazione, grazie a mari tra i più pescosi al mondo e a una flotta modernissima, i cui spazi sono stati sempre difesi con le unghie e con i denti dal Governo di Reykjavik. Le principali prede dei pescatori islandesi sono il merluzzo, le aringhe e il mallotto, ma si trovano anche gamberi, aragoste, salmoni, halibut, pesce persico d’oceano, le balene (la caccia alle balene è stata riaperta nel 2015), l’eglefino e anche specie d’acqua dolce come trota e salmerino. Come sempre accade in questi casi, il giusto acquisito la fa da padrone: la “particolarità” di questi cibi non sarà quindi sempre gradita ai turisti, specie quelli avvezzi ai gusti più mediterranei. E tra poco scoprirete il perché, con i 10 più incredibili piatti della cucina islandese.

Piatti tipici d’Islanda: l’Hákarl
Nonostante una buona fetta della popolazione islandese le reputi un piatto ributtante, è lo stesso uno dei simboli culinari dell’isola. Di cosa si tratta? Di squalo elefante fermentato, lasciato marcire sottoterra per mesi fino a quando il veleno naturalmente presente nella carne sparisce, lasciando il posto a un forte sapore di ammoniaca e a un odore putrido. E così viene mangiato, senza alcuna cottura. Per farsi coraggio di solito viene accompagnato dall’acquavite islandese (brennivín), bevanda ottenuta da patate e cardi dal soprannome non proprio rassicurante: la “morte nera”. Memorabile l’assaggio di hàkarl compiuto da Gordon Ramsay e James May durante la trasmissione The F world, trasmesso in Italia da Rai 5: il primo non è riuscito a trattenersi dal vomitare. Il secondo, dopo un assaggio non troppo convinto, ha replicato con un laconico “lei mi delude, Ramsay”. Osservare la stessa reazione da parte di qualche temerario turista pare sia uno dei più genuini divertimenti degli islandesi.

Muschio
Il muschio islandese (cetraria islandica) viene raccolto in estate, di fa essiccare e si usa per fare una specie di tè, nel pane o in una zuppa con il latte. È nutriente e fa bene.

Porramatur
Se vi siete lasciati impressionare dall’hàkarl, aspettate di vedere cos’è il porramatur: un mix di pesce e carne d’agnello accompagnato da pane di segale e burro. Bizzarro ma non proibitivo, direte voi. Ma sentite quali sono i cibi che lo compongono: testicoli di montone (hrútspungur) tenuti a bagno nel siero di latte e poi pressati fino a formare una torta; marmellata gelatinosa di testa di pecora (occhi compresi!); e poi sanguinaccio di ovino, pesce essiccato, squalo putrefatto e testa di pecora bollita servita con rape e patate, i cui scarti sono raccolti in una specie di gelatina!

Lingua e fegato di merluzzo
La lingua di merluzzo è la parte gelatinosa che si trova nella bocca del pesce, da cucinare al gratin o saltata in padella. In Islanda però si preferisce bollita, così come il fegato dal quale si ricava il prezioso olio ricco di omega 3, utilizzato come integratore e antidepressivo nei lunghi e bui inverni.

Pulcinella di mare
Visto il contesto si capisce come un grazioso uccello artico come la pulcinella di mare di Vestmannaeyjar sia una vera e propria prelibatezza: di solito viene proposta bollita e accompagnata con una salsa al latte oppure affumicata.

Baccalà
Per fortuna, non tutti i cibi islandesi sono così disgustosi. Il baccalà dell’isola, ad esempio, è tra i migliori al mondo. Questo perché le lunghe migrazioni compiute dal lontano Mare di Barents per la riproduzione richiedono un corpo più grande e muscoli più sviluppati. Viene cucinato in genere in padella con il burro. Si tratta in realtà di una pietanza piuttosto recente, visto che il sale venne importato in maniera massiccia nell’isola solo a partire dal XIX secolo.

Fiskibollur
Il più goloso piatto islandese è probabilmente quello composto dai fiskibollur, polpettine a base di merluzzo, uova e patate.

Hardfiskur
Altro snack a base di pesce particolarmente sfizioso è l’Hardfiskur preparato con l‘eglefino (simile al merluzzo), messo in salamoia ed essiccato al vento e poi consumato crudo, dopo essere stato battuto con una mazza o appiattito con uno speciale martello. Il tradizionale eglefino essiccato viene principalmente consumato come snack assieme al burro.

Skyr
Si tratta di un formaggio fresco a base di latte vaccino acido, simile al nostro yogurt, e di origini antichissime, anche se fino al XIX secolo veniva utilizzato esclusivamente latte di ovino. Tradizionalmente era consumato come piatto unico. Oggi di norma viene insaporito con lo zucchero e consumato a colazione o come spuntino. Le qualità nutrizionali dello skyr sono eccezionali: possiede un alto contenuto proteico e non contiene grassi, e per questo viene utilizzato anche in numerosi dolci islandesi.

Plokkfiskur
Si tratta di halibut tagliato a cubetti mescolato con patate lesse, il tutto avvolto da una morbida salsina preparata con latte, farina, sale e pepe bianco. Scaldate il tutto a fuoco moderato per 5 minuti e aggiungete l’aglio tritato. Servite caldo.

Fonte: lacucinaitaliana.it


lunedì 3 ottobre 2016

Bulletproof Man


Trama

Estate 1976. 36 bombe esplodono nel cuore di Cleveland mentre infuria la guerra per il controllo del territorio tra il gangster irlandse Danny Greene (Ray Stevenson) e la mafia italiana. Cresciuto in un quartiere difficile e diventato un braccio della mafia locale, Greene ha smesso di prendere ordini per tentare la propria scalata al potere. Sopravvivendo agli attentati ed eliminando coloro che lo vogliono morto, Greene porterà al collasso dei sindacati mafiosi negli Stati Uniti.

Note


Tratto dal romanzo Kill the Irishman: The War that Crippled the Mafia dello scrittore Rick Porrello, ispirato a una storia vera.

Fonte:  filmtv.it

sabato 24 settembre 2016

AVA"S POSSESSIONS


Trama

Ava si sta riprendendo da una possessione demoniaca. Senza memoria di quanto accaduto nell'ultimo mese, è costretta a frequentare un gruppo di supporto di posseduti spiritici anonimi. Mentre tenta di riconnettersi con i suoi amici, Ava ottiene indietro il suo lavoro ma, nel capire da dove proviene la macchia di sangue che è apparsa nel suo appartamento, è tormentata da visioni da incubo che le fanno temere che il demone stia cercando di ritornare nella sua vita.

Regia di Jordan Galland
Con Louisa Krause, Whitney Able, Deborah Rush, William Sadler, Zachary Booth, Annabelle Dexter-Jones, Carol Kane, Dan Fogler...
Fonte: filmtv.it

domenica 18 settembre 2016

Imany - Don`t be so shy (Filatov & Karas Remix)



Imany - Don`t be so shy (Filatov & Karas Remix) by VideoHUB

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venerdì 2 settembre 2016

L’Appennino emiliano, il Piemonte, la Toscana e la Valtellina: ecco le più golose fiere e feste dedicate

Fresh Chanterelle and Boletus Edilus mushrooms on a wooden table


Con la seconda metà di agosto l’Italia comincia a riempirsi di fiere e sagre dei funghi, le golosità più ricercate dei nostri boschi: i funghiPorcini, prataioli, finferli, galletti, ovuli, russole, spugnole, pioppini. Per non parlare dei tartufi, che sono funghi pure loro, ma che meritano un trattamento a parte. Ancora difficile fare previsioni sul raccolto del 2016dopo un buon 2015 : molto dipenderà dal meteo di agosto, se sarà piovoso o meno. Ma saranno proprio le fiere e le sagre d’Italia il luogo ideale per tastare il polso a questo settore.

Cortona (Arezzo), Sagra del fungo porcino, 20-21 agosto

Aprifila, la Toscana con la sua sagra che si terrà a Cortona. Il porcino, il re dei nostri funghi, sarà l’ingrediente principale di tagliatelle, zuppe e scaloppine, ma ci saranno anche funghi trifolati e fritti. La materia prima arriverà dai monti che circondano la Valdichiana.

Albareto (Parma), Fiera nazionale del fungo porcino, 9-11 settembre

Il porcino sarà il protagonista assoluto della grande fiera che si svolgerà ad Albareto, nel cuore di quel grande “serbatoio micologico” che è l’Appennino parmense. Tra i momenti salienti, tutte le sere, “Aperitivando col porcino”; il 9 settembre, invece, ci sarà “Il porcino incontra il tartufo”, con menù speciale preparato da rinomati chef e posti limitati. Durante la tre giorni ci saranno inoltre numerosi stand gastronomico dove si potranno assaggiare porcini, letteralmente, in tutte le salse.

Bema (Sondrio), Sagra dei funghi, 10-11 settembre

Mostre micologiche, vino, panorami mozzafiato e soprattutto tanti funghi da degustare: tutto questo si potrà trovare alla sagra che si svolgerà a Bema. In attesa di conoscere il menù di quest’anno, ecco alcune delle specialità che è stato possibile degustare lo scorso anno: bresaola carpacciata con funghi, grana e insalatina; gnocchi di patate con sugo di funghi; e polenta con brasato di manco allo sforzato e funghi trifolati. Necessaria la prenotazione.

Ceva (Cuneo), Mostra del fungo, 11-18 settembre

Il cuore della manifestazione sarà l’esposizione di funghi sia freschi che liofilizzati. Le ricette tradizionali prevedono tajarin con i funghi, polenta con i funghi, funghi trifolati e fritti, risotto con i funghi. Ma non mancheranno nemmeno gli abbinamenti più curiosi.

Borgotaro (Parma), Fiera del fungo di Borgotaro IGP, 17-25 settembre

Il porcino di Borgotaro è l’unico fungo in Europa ad aver ottenuto ilmarchio IGP: comprende tutte e quattro le razze di porcino, ossia Boletus edulis, Boleus aereus, Boletus aestivalis e Boletus pinophilus, sia freschi che secchi. Tra aperitivi, cene e cooking show, sarà l’evento clou del fungo italiano. Tra le ricette-simbolo della festa, tagliolini ai funghi e porcini e champignon alle erbe.
Fonte: lacucinaitaliana.it

martedì 30 agosto 2016

The Conjuring - Il caso Enfield


Bentornati nella Casa degli Orrori di James Wan. Come sempre succede in tempi tristi e spaventosi, c’è una gran voglia in giro di essere terrorizzati, nel buio rassicurante della sala cinematografica, da fenomeni paranormali ed entità demoniache - si creda o meno alla loro realtà - per dimenticare i veri orrori che succedono quotidianamente nel mondo reale. Non c’è alcun dubbio che Wan sia un abile artigiano e il successo dei suoi film è lì a dimostrarlo. Con le sue capacità di cogliere i cambiamenti nel gusto del pubblico sta pian piano riportando l’horror al successo popolare che da tempo gli mancava, come conferma questo secondo film dedicato alla coppia di popolari demonologi, esorcisti, medium e ghostbusters americani Ed e Lorraine Warren. Stavolta al centro delle loro indagini c’è la storia del Poltergeist che nel 1977 – in piena epoca post-Esorcista quando questi fenomeni diventano da un giorno all’altro molto comuni - sembra infestare la casa popolare abitata da una madre separata con quattro figli, Peggy Hodgson, e che come da consuetudine vengono catalizzati da una preadolescente, l’undicenne Janet.
Il caso più famoso in cui i Warren vennero coinvolti, come si ricorda all’inizio del film, fu quello assai controverso della strage notturna di una famiglia da parte del padre nella casa di Amityville, attribuito dai credenti a possessione demoniaca e raccontato in una serie infinita di film. Del loro coinvolgimento nel caso Enfield, oggetto anche della miniserie inglese del 2015 Enfield: Oscure presenze e di numerosi speciali e libri, c’è poca traccia e di sicuro non vi hanno partecipato in veste di risolutori ma solo di consulenti: i fenomeni di incerta provenienza della casa di Green Street scomparvero spontaneamente nell’arco di due anni dopo aver scatenato un gran circo mediatico. Per chi vuole approfondire, su Youtube c’è abbondanza di documentazione in merito, incluse le registrazioni della voce di Janet posseduta dallo spirito di “Bill”, il vecchio abitante della casa. La ragazzina fu anche sorpresa - momento che nel film prelude alla svolta finale - nell’atto di piegare posate e simulare altre manifestazioni, ma nonostante tutte le prove a sfavore, molti dei testimoni coinvolti ancora giurano sulla verità della storia, incluse ovviamente le protagoniste.
Al cinema horror, però, tutto questo non interessa: chi lo vede sa fin da principio che tutto quanto accade sullo schermo, per assurdo e ridicolo che sia, è vero e che per una volta l’impossibile prevarrà sulla logica. Entrando in sala, insomma, accettiamo di mettere a dormire la nostra razionalità e risvegliare paure e credenze ancestrali. È un rito innocuo e liberatorio che a molti di noi piace celebrare e che è un po’ come tornare bambini e avere di nuovo paura dei tuoni. James Wan tutto questo lo sa benissimo e per convincere maggiormente il pubblico già desideroso di compiere un atto di fede, punta sull’amplificazione dei fenomeni di cui ci rende testimoni. Il nostro punto di vista nel film è quello dei Warren, che uniscono a un’ incrollabile fede e alla forza del loro amore coniugale un pragmatismo e un dinamismo tipicamente americani che li porta ogni volta a salvare da soli il mondo, anche in trasferta. Nella realtà la loro convivenza col mondo oscuro invisibile ai più è stata assai redditizia, ma nel film c’è un prezzo da pagare, tanto che Lorraine, tormentata da un’oscura visione legata al caso di Amityville, decide che è tempo di abbandonare le malvagie compagnie e dedicarsi alla lettura della Bibbia. Ma i demoni cercano lo scontro con chi li ha sfidati, vogliono chiudere la partita e li richiamano in prima linea.
Non è certo un caso se Wan realizza il film con estrema attenzione ai classici della possessione degli anni Settanta, con un omaggio all’Esorcista che ha in qualche scena sentore di plagio, qualche citazione  da Changeling di Peter Medak e attingendo ovviamente a piene mani da Poltergeist. Come si faceva all’epoca, costruisce la tensione con la necessaria lentezza prima di scatenare l’inferno e ad innestare su un corpo fin troppo classico arti moderni e deformi che costituiscono l’unico vero e valido elemento innovatore del film. Non è un caso se avrà il suo personale spinoff, dopo Annabelle, quello che è il personaggio protagonista delle sequenze più riuscite, la Suora demoniaca, nato paradossalmente quando ci si è resi conto che l’entità diabolica realizzata in precedenza non funzionava affatto e si è reso necessario rigirare le scene in cui appariva. E forse un film a sé meriterebbe anche il Crooked Man, l’Uomo Storto dello Zootropio, che, per quanto cartoonesco (alzi la mano chi non ha pensato a Beetlejuice), ricorda anche protagonisti del terrore adolescenziale moderno come lo Slenderman delle creepypasta.
Delle due ore e un quarto della (eccessiva) durata del film ci resta più che altro questo, oltre alle sempre ottime performance di Patrick Wilson e Vera Farmiga, splendidi protagonisti tra l'altro delle nostre due serie preferite, Fargo e Bates Motel, e - soprattutto - l'intensità della piccola Madison Wolfe, che abbiamo già apprezzato in L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo e nelle serie True Detective e Zoo. Per una questione generazionale, chi gli anni Settanta li ha vissuti davvero e ha visto i classici del periodo al cinema, apprezzerà il tentativo e l’onesta Operazione Nostalgia del regista, ma uscendo dal suo Tunnel dell’orrore porterà con sé un paio di belle sequenze tra molte risate e qualche sbadiglio. Ciò non toglie che tutti gli altri possano apprezzare di più The Conjuring - Il caso Enfield per le sue intrinseche qualità e tributargli il successo che la sua sincerità gli merita. In fondo la popolarità dei film di James Wan potrebbe aiutare anche gli horror meno mainstream e più interessanti ad arrivare tempestivamente nelle nostre sale.

Fonte: comingsoon.it

venerdì 12 agosto 2016

J-AX & Fedez - Vorrei ma non posto


J-AX & FEDEZ - VORREI MA NON POSTO
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Ascolta su Spotify: http://spoti.fi/26ZhQWt

Regia: Mauro Russo
Art director: Alessandra Alfieri
Fotografia: Davide Manca
Montaggio: Giacomo Lalli
Line Producer: Alessandro Guida
Executive Producer: Roberto Minotti \\ Videodesign
Aiuto Regia: Daniele Barbiero, Alessandra Alfieri
Aiuto Casting: Nikita
Stylist: Dave Rodriquez e Piermattia Aiello
Scenografia: Andrea Tesserin
Props: Mauro Grassi - Italenti
DirettoreProduzione: Martina Cloro
vfx: Raffaele Di Nicola


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